La serata si concluse, avevo messo a letto la piccola Giada, come facevo sempre quando cenavo da Grazia e quando la piccola si addormentava si passava in cucina a bere dell'orzo e continuare a chiacchierare fino a mezzanotte ( almeno ).
" Ti ricordi 3 anni fa!?" mi disse Grazia stringendomi la mano, " hai saputo superare un periodo difficile, ti sei fatta da sola in una città che nemmeno conoscevi, lontana da tutti, dalla tua famiglia, senza un soldo...superarai anche questa, oggi non sei sola e sei una ragazza forte "
" Lo so Grà , è proprio questo il problema, non parlo per me, io me la caverò, come ho sempre fatto, ma mi preoccupo per lui, sò cosa significa crescere senza un padre, desiderando anche le piccole cose, vedendo i tuoi compagni di classe o la strada gremita di padri premurosi...ed il tuo? Dov'è? No, non voglio che il mio bambino cresce senza un padre!!" risposi io con le lacrime agli occhi.
" E che vuoi fare? Sotometterti a sto bastardo che ti tratta una mappina?! O metterti vicino il primo che capita solo per dare a tuo figlio la figura con i pantaloni ? No tesò, non è questa la strada giusta, ci sono io, c'è Nicola, c'è Giada, una famiglia ce l'ha ! "
"Dai Grazie, non dirmi niente, io vado a casa, stasera gli parlo, metto le cose in chiaro e come va va, non posso farci niente, io lo amo, ed inoltre ci lega questa creatura che porto dentro, spero che tutto vada per il meglio almeno ci avrò provato e non avrò rimpianti."
Dicendo questo, mi alzo e mi dirigo verso la porta
"Vuoi che ti accopagni Nicola, è tardi"
"Tranquilla, lascialo dormire, sono 4 passi e devo parlare con lui"
Ci salutiamo ed appena la porta si chiude prendo il telefono dalla borsa e compongo il suo numero.
"Pronto..."
"We Cri, ti devo parlare"
"Stavo aspettando che mi chiamassi, sapevo che eri con Grazia e non volevo disturbarti...mi sei mancata da morire, sai ho ancora il cuscino che profuma di te...o almeno mi sembra " e sorride...
Apro il cancello ed esco dal palazzo dirigendomi verso casa mia.
"Cri senti, non c'è niente da sorridere, devo parlarti seriamente e di una cosa importante"
" We tesò" mi dice lui con la voce allarmata " ma che è sto tono? Mica mi vuoi lasciare!"
"Questo dipende da te" Gli dico cercando di avere il tono più serio e fermo possibile " io sono stufa di questi tuoi comportamenti evasivi, caccia le palle, non dirmi cazzate, non continuare ad illudermi e farmi male, tu hai un'altra o probabilmente non mi vuoi sentire più, ma non dirmi stupidaggini, no farmi del male, non lo merito"
"We we we cucciolotta, ma che stai stai dicendo?? Io ti amo da morire, lo sai quello che è successo!"
" Ancoraaaaa, ma la finisci di mentire, Cri senti, ti ricordi la prima notte a casa tua? "
"Certo cucciolotta, come potrei dimenticare, è stato il giorno più bello della mia vita !"
"Ecco, ricordi cosa è successo??"
"Si tesò, ho conosciuto cosa significa amare!" Mi disse lui .
" No cri quel giorno io....."
Mentre stavo dicendo cosa era accaduto mi sento strattonare e mi ritorvo davanti agli occhi quei due ragazzi della spiaggia. Il cellulare mi cade dalle mani mentre loro dicono " Eilà Barbie, che ci fai tutta sola in questa strada buia, non lo sai che c'è il mammone"
Ridono e mi sbattono con la schiena contro il muro, la borsa mi cade dalle mani mentre impaurita riesco a dire : " Nella borsa c'è il portafogli, prendete quello che volete ma non fatemi del male."
Non riesco nemmeno a finire questa frase che uno di loro avvicina il suo naso al mio collo dicendo che io era quello che voleva.
Mi mette una mano tra le gambe mentre l'altro inizia a toccarmi il seno.
Si guardano con uno sgaurdo complice ed io inizio a gridare; Uno di loro mi colpisce facendomi cadere a terra e dice " Zitta puttana!!"
Uno di loro mi trattiene le braccia mentre l'altro mi strappa i pantaloni, gridai sempre più forte cercando di divincolarmi sino a che un altro pugno non mi fa perdere i sensi mentre sento da lontanoi Cristhian che, con voce allarmata, mi chiede cosa stesse accadendo...
Mi svegliai, avevo il volto coperto di sangue, sentivo quel sapore acre invadermi la bocca, aprii gli occhi sentendo delle voci, vidi un uomo, subito tentai di divincolarmi gridando, ma una voce femminile mi rassicurò.
"Piccola siamo il 118, ti portiamo in ospedale" quella voce mi rassicurò e prima di perdere i sensi nuovamente uscii dalla mia bocca un solo suono " Il bambi...no".
QUESTO BLOG CONTIENE ALCUNI RACCONTI A SFONDO EROTICO PERTANTO NE' E' CONSIGLIATA LA LETTURA SOLTANTO AD UN PUBBLICO ADULTO, L'AUTRICE DELLO STESSO DECLINA OGNI RESPONSABILITA' QUALORA SI DECIDA DI CONTINUARNE LA LETTURA.
venerdì 24 maggio 2013
mercoledì 10 aprile 2013
L'incontro ( terza parte )
Lo avvicinai lentamente a me, poggiai
le labbra e sentii subito quel liquido bianco invadermi la bocca,
mentre la mia mente pensava...viaggiava...lui era lì, davanti a me,
ma non potevo toccarlo, non potevo baciarlo. Quel maledetto weekend
era passato troppo in fretta , erano già passati due mesi e mi
ritrovavi lì, a casa mia, a Vieste, a fare colazione in compagnia
del mio latte e delle mie paure. La mia mente viaggiava, e tornava al
ricordo di quando ci eravamo lasciati.
Tutto il weekend lo avevamo passato a
casa tra coccole, baci e continui orgasmi; Non mi stancavo mai di
fare l'amore con lui e lui era sempre pronto a dimostrami che era
davvero innamorato, mi regalò delle rose, dei cioccolatini. Quando
mi accompagnò alla stazione pianse, mi abbracciò forte dicendomi
che sarebbe venuto presto a trovarmi...ed io come la più stupida
delle femmine c'avevo pure creduto !!!!
Ci sentimmo per quasi tutto il tragitto
del treno, fino a che non arrivai a casa e ci sentimmo spesso per
qualche giorno, poi, all'improvviso qualche chiamata sfuggente,
qualche messaggio distaccato e la scusa che la madre era molto grave
in ospedale....cavolo due mesi così.
Adesso ero lì col mio test di
gravidanza che segnava le due strisce...ero incinta...di suo figlio.
E lui?
Lui se ne fregava di me, dato i suoi
comportamenti, come potevo dirglielo??
E' inutile, non illudiamoci, gli uomini
sono tutti uguali, sarebbero capaci di promettere la luna per
collezionare una donna in più ed io avevo creduto a tutte le sue
parole, una per una.
Conosceva bene la mia situazione, la
mia famiglia egoista, mia madre a cui non importava altro che di se
stessa, mio fratello troppo immaturo e con poco carattere e mio padre
morto troppo giovane.
Non doveva farmi questo..poteva
dirmelo....”Adry, voglio soltanto scopare” l'avrei capito, stava
a me concedermi o meno, ma perchè mettermi incinta, perchè
trascinarmi in una cosa tanto grande, da sola, adesso che non avevo
nemmeno un soldo, come lo avrei cresciuto???
Abortire? Non ci penso nemmeno ! Un
figlio è sempre un dono divino ed io non potrei ucciderlo, no...alla
fine ero stata io ad essere stupida, ingenua nonostante la mia età
ed ora devo prendere il coraggio a due mani e cavarmela da sola.
Mentre viaggiavo su questi pensieri il
cellulare squilla....era lui !!!
“Pronto amore mio” mi dice
dall'altro capo del telefono “ Sto andando in ospedale da mamma, ho
paura sai, non voglio perderla, tu come stai?Ho tanta voglia di
vederti”. “Come cazzo devo stare secondo te?? Sono due mesi che
mi imbocco le tue cazzate, tua madre in ospedale, tu che non ti fai
vedere e mi chiami con queste telefonate patetiche e senza senso,
tranquillo come hai goduto tu l'ho fatto pure io, adesso sono incinta
ma me la cavo da sola, tu vattene a fanculo “....avrei voluto
dirgli questo, ma dalla bocca usci soltanto “ Sto bene amore mio,
tranquillo, pensa a tua mamma e portale i miei in bocca al lupo”
Lui sorrise e mi mandò un bacio dicendomi che ero la donna più
bella del mondo. Poi riattaccò!
Da non crederci, mai avrei pensato di
trovarmi in questa situazione, con un bimbo in grembo ed il padre
così stronzo, ho sempre giudicato male le persone nella mia stessa
situazione, considerandole poco di buono, senza senso di
responsabilità ed ora....mi ci trovavo io, immersa, con la merda
sino al collo.
Andai in camera, mi vestii
svogliatamente e uscii.
Arrivai in riva al mare, era una
giornata calda, mi tolsi le scarpe e cominciai a camminare a piedi
nudi sulla sabbia. Amavo la sensazione della rena sui piedi, come
quasi uno srub che ti accarezzava la pelle, quel profumo di sale e di
sole, mi ricordava la mia città, la mia cara Napoli, da cui mi ero
allontanata troppo in fretta, per sfuggire alla mia famiglia.
Mi avvicinai al bagnoasciuga, l'acqua
cominciava a carezzarmi i piedi, mi sedetti e lasciai cullare i miei
pensieri dal suono delle onde.
Quando ero piccola, papà mi prendeva
sulle spalle ed iniziava a correre sino ad arrivare in acqua, diceva
che io ero una sirena, infatti ho considerato sempre l'acqua come il
mio elemento naturale, quando ero in acqua mi sentivo libera da ogni
catena, mi sentivo me stessa e soprattutto lontana dal mondo, con le
orecchie ovattate al suono della metropoli ed il cuore che poteva
battere indisturbato.
Son passati tanti anni, eppure ricordo
mio padre nitidamente, l'ho sempre considerato l'unico essere umano
che mi ha voluto bene veramente...ero la sua principessa.
Purtroppo è andato via troppo presto,
stroncato da un incidente stradale per la sua fottuta passione per le
moto.
Spesso quando ero a casa mi specchiavo
e vedevo il suo riflesso, quanto gli somiglio, a parte le mie
fattezze femminee ed i miei capelli chiari sono praticamente la sua
fotocopia.
Pelle ambrata, occhi nocciola, mio
padre era altissimo, possente, virile, con i capelli scuri, io invece
ero esile e bionda. Ma i lineamenti, il viso era il suo ed è stato
grazie a questo che ho sempre pensato che non mi avesse mai
abbandonata.
Mentre fantasticavo questi pensieri,
sento una mana scrollarmi la spalla. Apro gli occhi e due ragazzi mi
chiedono se ho bisogno di aiuto. Rispondo loro di no e vanno via
guardandomi e parlottando tra loro.
Resto sul bagnoasciuga ed incrocio le
gambe, accendo una sigaretta e prendo il telefono.
“Pronto” risponde la voce all'altro
capo del telefono .
“ Pronto Nicola....ciao sono Adry”
“ we, ciao bella, dimmi tutto ...”
“State a casa??? Posso venire a
pranzo da voi?”
“Tesò io non ci sono, sono andato a
pittare un appartamento, ma a casa c'è Grazia vai, ne sarà
contenta”
“ Ho provato a chiamarla, da diversi
giorni, ma risponde sempre la segreteria”
“Hai ragione tesò, ha cambiato
numero, mo ti mando un messaggio e te lo do, scusami ma devo andare”
Mi saluta e riattacca, pochi attimi
dopo il bip del cellulare mi avvisa che è arrivato il messaggio.
Prendo il numero e chiamo.
“ Pronto Grazia, sono Adry...”
Non mi fa nemmeno finire di parlare che
dice....
“ Stronza, ma dove cazzo sei...sono
sotto casa tua...sbrigati”
Sorrido, mi alzo, mi rimetto le scarpe
e corro dalla mia più grande amica.
Arrivo sotto il portone di casa e
subito mi correi incontro Giada, sua figlia, mi salta letteralmente
addosso e mi abbraccia forte....che sensazione!!! Tra qualche anno,
magari, quell'abbraccio lo avrei avuto da mio figlio...da suo figlio.
Scrollo la testa per allontanare i
pensieri, guardo Grazia che mi sorride dicendomi “ Dai vieni a casa
mia, ho preparato le orecchiette alle cime di rapa, quelle che ti
piacciono tanto, ma per pranzo ci arrangiamo, Nicola non c'è, che ne
dici, andiamo al MC ??? “
Asserii con gli occhi e presa la
bambina per la mano ci incamminammo verso il fast food.
“Grazia, devo parlarti, è una cosa
importante e non so con chi sfogarmi”
Lei mi poggia una mano sulla spalla e
dice : “ Lo sai che io ci sono sempre, no! Dimmi! “
“Stamattina ho fatto il test...sono
incinta!”
Lei mi guarda con l'aria del te lo
avevo detto e mi dice con voce pacata e rassicurante “ So che non
pensi nemmeno di abortire, è da sempre che desideri questo momento,
sappi che ci sarò io per ogni evenienza”.
Arriviamo al MC donald, prendiamo i
panini e ci dirigiamo ad un tavolo.
Giada, avvolta nella sua innocenza mi
guarda, afferra una patatina e la mangia quasi digrignando i denti.
Grazia poggia la sua mano sulla mia e dice :” Non dannarti l'anima,
piccola. Capita a tutte di sbagliare, hai solo creduto in una persona
ipocrita che ha saputo far bene il suo gioco. Ora devi soltanto fare
una cosa, allontanarti da lui anche con i pensieri e concentrarti sul
bambino!”
Mentre ascoltavo le parole di Grazia e
riflettevo sul da farsi vedo alla cassa i ragazzi della spiaggia, ma
senza nemmeno rifletterci torno a parlare con Grazia.
“Hai ragione, d'altronde non ha
chiesto lui di venire al mondo, stasera ci parlo appena torno a casa
e se è il caso cambio numero, basta, basta con le sue parole, le
sue bugie, devo voltare pagina.
Senza che nemmeno me ne accorgessi,
quei ragazzi mi stavano fissando ed ascoltavano attenti la nostra
conversazione...
venerdì 5 aprile 2013
L'incontro ( seconda parte )
Mi svegliai in piena notte al suo
fianco, con la testa poggiata sul suo petto e lui che mi avvolgeva in
un dolcissimo abbraccio. Non sapevo quando e come ero arrivata lassù
ma la cosa non mi dispiaceva.
Mi sentivo sua, mi sentivo completa,
mai in vita mia avevo provato quella sensazione di pienezza, di
assoluto, mi sentivo invincibile, tra quelle braccia, protetta da
quell'uomo ...da quel principe che avevo sempre sognato.
Posai il gomito sul letto e cominciai a
guardarlo mentre dormiva; un lenzuolo copriva il suo corpo nudo che
qualche ora prima mi era stato donato in tutta la sua potenza.
Era perfetto !
Quei muscoli che tornivano così
perfettamente il suo involucro gli donavano un 'aria così virile che
era una completa sofferenza trattenersi dal baciarlo, dal collo sino
giù, sino ai piedi e risalire, muscolo per muscolo, poro per poro e
perdersi in quel suo profumo così inebriante.
Persa in questi pensieri e soggiogata
dal suo odore poggiai nuovamente la testa sul suo petto, presi il
braccio e stringendogli la mano me lo avvolsi attorno al collo e mi
riaddormentai con la dolce musica del suo respiro.
Quando mi svegliai il sole era già
alto nel cielo, guardai l'orologio e mi resi conto che erano appena
le 9 e 30 , lui non era al mio fianco ma sentivo il suono dell'acqua
cadere dalla doccia e dei fischi che intonavano “sei la più bella
del mondo”.
Pochi minuti dopo era fuori, con i
capelli gocciolanti ed un asciugamano che gli cingeva la vita.
Iniziai a fissargli la pancia, scolpita dai suoi addominali, più
perfetto di una statua greca, con lo sguardo arrivai alle spalle,
così ampie e quei suoi capelli scomposti, un po' inumiditi dal
vapore che rendevano il suo viso inevitabilmente sexy.
Mi sedetti sul letto, posto in alto,
lui si avvicinò con un'aria tenera e dolce, poggiò le sue mani sui
miei fianchi e posò la testa sulle mie cosce.
Rimase così qualche istante mentre io
gli accarezzavo i capelli mentre avevo il sorriso stampato nel cuore;
lui strinse forte i miei fianchi, come a dire “ Sei vera ! Sei qui
! “ poi sussurrò il mio nome quasi svogliatamente, gli risposi con
un dimmi e lui alzando la testa e fissando i suoi occhi nei miei mi
disse “ Ti amo ! “
Io non seppi far altro che sorridere e
cercai di scivolare dal letto, lui mi prese e dolcemente mi poggiò a
terra dandomi un bacio; quando ci staccamo sorridendo gli dissi “
Buongiornooo “ lui mi ripetè il ti amo e mi abbracciò forte.
Com'era strano vivere quella
situazione, sognata e sospirata per così tanto tempo.
E poi lui, vederlo con quei
comportamenti così dolci, con quell'aria così vulnerabile quando
avevo un aspetto così cruento ed un carattere indomabile. Quanto lo
amavo !!!
Si staccò da me dicendomi che doveva
preparasi per il lavoro, si levò l'asciugamano dalla vita e si
mostrò in tutta la sua bellezza.
Io lo guardai e mi assalì una gran
voglia di essere nuovamente posseduta da lui, dalle sue mani, volevo
sentirlo dentro, nuovamente e sentirmi sua, sentirci un solo corpo,
incastrato uno nell'altro come un puzzle che dopo tempo in cui è
stato sul tavolo ha trovato il pezzo mancante per completarsi.
Lui si vestì velocemente mentre io
andai a preparare il caffè.
Mentre il caffè saliva e la casa si
invadeva del suo buon porfumo mi misi sul ciglio della porta, mi
coprii con una sua camicia ed iniziai a guardarlo mentre copriva il
suo corpo con pezzi di tessuto.
Andò in bagno per acconciarsi i
capelli ed io tornai in cucina e versai il caffè nelle tazzine; Lo
bevve di corsa e dandomi un bacio si avviò verso la porta e disse :
“ Torno per pranzo, mogliettina “.
Prima che si allontanasse lo abbracciai
forte e gli diedi un ennesimo bacio così passionale che lui non
tentò nemmeno di divincolarsi, lo lasciai e sorridendo gli dissi : “
Prima di tradirmi, pensa a questo bacio !”. Lui sorrise e andò via
gettando un bacio nell'aria che io raccolsi con un sorriso.
Mi ritrovai da sola , in quella casa
sconosciuta e mi venne in mente che la sera prima non avevo mangiato
nulla ed infatti il mio stomaco reclamò cibo.
Aprii il frigo e notai che lui aveva
comprato gli yogurt, per me, perchè sapevo che a lui non piacevano.
Ne presi uno e lo mangiai mentre
cercavo di sbottonare la sua camicia, finito lo yogurt mi
diressi verso il bagno e aprendo l'acqua mi gettai in doccia.
Il calore iniziò ad invadermi, il
vapore dell'acqua mi stava ristorando il corpo e la mia mente iniziò
a viaggiare su ricordi non tanto lontani.
Sembrava sentirlo ancora dentro, con la
sua bocca che si perdeva sul mio seno ed i miei capezzoli duri che si
concedevano a lui troppo spudoratamente.
Mi prese per il busto e mi alzò in
braccio restando dentro di me. Baciandomi si diresse verso il divano
e su di esso mi adagiò delicatamente continuando a baciarmi.
Si sdraiò completamente su di me ed
iniziò a darmi colpi forti, decisi mentre all'orecchio mi sussurrava
parole d'amore.
Sotto quel punto di vista eravamo
perfetti, sembrava che ci conoscessimo da sempre, avevamo una
sintonia, un affiatamento che raramente si conquista anche dopo anni
di matrimonio.
Mi prendeva, mi girava, lo sentivo
sempre più mio mentre l'aria si impregnava sempre di più del suo
profumo; Sentivo le gocce del suo sudore cadermi sul ventre e
l'accelerare dei suo movimenti mi fece capire che stava arrivando
all'apice di quel piacere che io gli stavo donando.
Mentre si muoveva si sdraiò nuovamente
su di me ed all'orecchio mi disse : “ Voglio che sia tu!”.
Io non capii e gli chiesi cosa volesse
che io fossi.
Lui mi prese la testa tra le mani non
diminuendo la frequenza dei suoi movimenti e mi regalò un bacio
dolcissimo, si staccò da me e guardandomi negli occhi rispose : “
La madre di mio figlio!”
Appena pronunciò quella frase sentìì
il ventre quasi dolermi, ed insieme a lui mentre ci baciavamo,
abbracciati e stretti l'uno all'altro arrivammo all'apice del
piacere, lui dentro di me.
Il suo respiro raggiunse l'apice
dell'affanno, rimase dentro me ancora un po' mentre mi guardava,
fisso, intensamente , negli occhi poi, con un dolce gesto poggiò il
suo capo sul mio seno e si addormentò sussurrandomi ti amo.
lunedì 18 marzo 2013
L'incontro ( prima parte )
Ero completamente assorta nella lettura
quando una voce, meccanica e femminile, uscendo dagli altoparlanti
preannuncia la prossima fermata del treno : CASERTA.
Non mi ero resa per niente conto che
fosse passato tutto quel tempo, quella mattina mi ero svegliata
presto, molto presto, e degli amici mi accompagnarono alla stazione
lasciandomi con i loro “in bocca al lupo”. A farmi compagnia,
nell'attesa del treno, la mia grossa valigia che conteneva,
probabilmente, più del necessario, creme profumate dagli aromi più
dolci, succinti abitini sexy e naturalmente un'incessante proposta di
smalti di ogni colore, volevo essere perfetta per lui!!!
Adesso ero lì ed a sentire
quell'annuncio il mio cuore aveva iniziato a battere velocemente,
finalmente era giunto il momento che tanto avevo
desiderato...vederlo!
Probabilmente se lui avesse saputo a
priori la mia età non mi avrebbe calcolata minimamente, caso volle,
però, che in quel momento stessi chattando con un nome ed un'età
falsa; non potrò mai dimenticare quella notte, il 27 maggio, ad
attirarlo fu quella foto, di una ragazza un' po' dolce, un' po'
aggressiva e l'età maggiorata di 4 anni.
Mi aveva contattata per mettermi in
difficoltà, prendermi in giro ed io, allo stesso modo, ci chattavo
per “lavoro” e quando lui mi chiamò per me non era altro che uno
delle tante persone utili a farmi guadagnare qualche soldo, ma un non
so ché di diverso, in lui, mi ha saputa conquistare in pochi minuti
e diventare per me LUI e non uno dei tanti. Ricordo ancora la sua
sonora risata ed il suo tono di voce dolce e cruento allo stesso
tempo, tutto è vivido dentro di me ed ancora il mio animo gioisce al
ricordo di quei momenti, ma una nota stonata poteva rovinare
tutto...la menzogna!
Ci cominciammo a sentire spesso e lui
diveniva per me sempre più importante, giorno dopo giorno; non avrei
mai immaginato che lui potesse conquistarmi, per me era lavoro e non
avrei dovuto comprometterci i sentimenti, ma ormai gli avevo
raccontato un cumulo di bugie ed avevo paura che dicendogli la verità
avrei potuto perderlo... ogni sera mi tormentavo, ciò che provavo
per lui cresceva quindi una sera gli dissi la verità, si arrabbiò,
quasi litigammo, ma poi mi ha capita, compresa, stata vicina e ,
purtroppo telefonicamente, iniziammo a costruire il castello della
nostra storia; adesso era lì, ad un passo da me ed il mio cuore,
come un tamburo perpetuo, cominciava a contare i secondi che ancora
mi dividevano da lui.
Il telefono iniziò a squillare...era
lui!
Gli risposi con un filo di voce: “
Pronto...”
“We amò, il treno è arrivato, ma
come sei vestita?”
Guardai velocemente gli abiti che
indossavo, un jeans stretto, una magliettina attillata che lasciava
fuoriuscire un piccolo lembo di pelle, i capelli raccolti in una coda
di cavallo e...le scarpette da ginnastica.
“Amò, ho una camicetta bianca, una
gonna a tubino grigia, dei decooltèè ed i capelli sciolti; e tu
come sei vestito?”risposi mentendo...
“Uhmmm, non vedo l'ora di saltarti
addosso” mi disse in tono malizioso “io ho una camicia nera, amò
quella che hai visto dalla cam e dei jeans scuri” continuò in tono
normale...
“Ok, dai” gli dissi per staccare la
chiamata “ci riconosceremo subito, allora...stacco tesò, prendo la
valigia!”
Chiuse la conversazione con un bacio,
la mia bocca si stirò in un sorriso, dopodiché presa la pesante
valigia mi diressi verso l'uscita.
Fortunatamente il valigione portava le
rotelle, in questo modo avrei dato meno nell'occhio; indossai il mio
paio di occhiali da sole ed, uscita dal treno, iniziai a percorrere
il corridoio del binario numero 4.
Vidi in lontananza una sagoma nera che
si sporgeva ai lati attraverso la gente, ero sicura che non mi
avrebbe riconosciuta, infatti così fu.
Gli passai accanto mentre lui ancora si
sporgeva a cercarmi e notai il suo viso così perfettamente suo,
scurito da un accenno di barba che lo rendeva semplicemente sexy; mi
sedetti sulla panchina di pietra dietro di lui, presi il cellulare e
lo spensi, tra un' po , non vedendomi, sicuramente avrebbe chiamato,
infatti quando vide che il serpentone di persone si diradava, prese
il cellulare per chiamarmi. Dopo che la “signorina vodafone” mi
aveva data irraggiungibile guardò il cellulare, poi disse in tono
nervoso “Che stronza!!! Fino all'ultimo mi ha preso per culo!!”
Quella sua affermazione “fino
all'ultimo” mi ferì, ma alla fin fine non potevo dargli torto, in
fondo, per lui, ero una sconosciuta!!
Con la testa bassa prese per andarsene
ed io, quando vidi data la distanza non mi avrebbe notata, cominciai
a seguirlo;
Guardavo le sue spalle, da dietro, così
definite dentro quella camicia aderente che mi prese voglia di
saltargli addosso ed aggrapparmi a lui come un Koala, ma tenni a
bada l'istinto, volevo che lo scherzo funzionasse!
Lo vidi uscire dalla stazione e
dirigersi verso un'auto grigia mentre io cercavo di tenere il suo
passo, ma la valigia mi impediva di compiere movimenti rapidi.
Entrò nell'auto ed avvicinandomi lo
vedi riprendere il cellulare dalla tasca e guardarlo, come se ancora
non credesse che io avessi potuto dargli buca, all'improvviso scese
dall'auto e poggiandosi contro di essa, accese un sigaretta col viso
deluso e malinconico.
Mi avvicinai, ed approfittando della
mia cadenza indefinita gli dissi, fingendomi straniera: “ Scusami,
potere dare passaggio a Napoli?”
Lui non capì chi fossi ma mi squadrò
da capo a piedi, soffermandosi sulla mia sporgenza pettorale e disse
di si!
Prese la mia valigia e la posizionò
nel bagagliaio, ma vidi mentre mi accomodavo in auto, al posto del
passeggero, che lui estraeva ancora il cellulare dalla tasca e
guardava, come in una speranza infranta, l'uscita della stazione,
dopodiché, rassegnato, salì in auto e mise in moto.
“Grazie tanto per accompagnare a
Napoli, come posso....uhm...uhm...cambiare te?” Gli dissi
guardandolo negli occhi con uno sguardo malizioso...
Lui mi guardò quasi con sguardo
sprezzante, poi disse “ Niente, non preoccuparti” e partì!
Tolsi gli occhiali, e gli dissi “Come
ti chiamare?” , lui si voltò verso di me ed in un istante lo
sguardo smorto e malinconico fece spazio ad occhi brillanti e
felici...
“Adrià...ma si tutt scem!!!” mi
disse a metà tra il felice ed il sorpreso, mi guardò come fossi la
cosa più preziosa al mondo ed accostando la macchina mi strinse in
un abbraccio protettivo, forte, possente, lo stesso che avevo sognato
per tutti quei giorni.
Mi voltai a guardarlo e vidi una
piccola perla bianca inumidirgli la guancia, poi tirandosi su il naso
mi disse “deficieeeente!!”
Scoppiamo entrambi a ridere, a
differenza da ciò che immaginavo, tra noi non ci fu imbarazzo,
sembrava ci conoscessimo da sempre, da tutta la vita, ed in quel
momento ci eravamo semplicemente...ritrovati!
Avvicinai le mie labbra alle sue e lui,
tenendomi la testa con entrambe le mani mi violentò la bocca con un
bacio prepotente e selvaggio ma allo stesso tempo dolce e tenero.
Attraverso la mia lingua sentivo il
sapore del suo palato e la mia bocca si nutriva della sua saliva dal
sapore così semplicemente suo.
Quel bacio durò pochi secondi ma
sembrava passata un'eternità, ci componemmo e, guardandomi negli
occhi, disse due parole che desideravo tanto sentirgli dire : “Ti
amo”...
“Senza il quasi??” gli dissi io
ironicamente..
Lui, senza rispondermi nulla, riprese
il mio viso tra le mani e con un altro bacio dei “suoi” mi diede
il suo responso!
Questa volta il bacio durò più a
lungo, e fu più caldo, più passionale... le sue mani presero a
toccarmi il seno, in modo dolce, non violento, un piccolo tocco
magico delle sue dita che provocò subito in me un impeto di
eccitazione;cominciai anche io a toccargli il petto mentre la sua
mano scendeva sulla mia pancia...non riuscivo a sentire nulla attorno
a me, né le macchine che sfrecciavano lungo la strada né lo stereo
che con la sua musica inondava l'abitacolo...eravamo soli, io e lui,
col nostro desiderio di possederci, di darci, di averci...di essere
una cosa sola!
Staccammo per breve tempo le nostre
labbra, giusto il tempo per sussurrargli : “ Ma ti rendi conto che
ci conosciamo da soli 10 minuti?”
Lui mi bacio nuovamente, poi
staccandosi nuovamente da me disse “Sei sempre stata mia, dovevo
solo rendermene conto” e mi fece nuovamente perdere tra le sue
labbra morbide e succose.
Tra un bacio e l'altro arrivammo a casa
sua, quando la porta d'ingresso si aprì, i miei occhi notarono un
piccolo luogo, accogliente ed invaso da un dolce profumo di mirra,
sicuramente le sue care candele profumate...un solo ambiente
profumoso che mi avrebbe accolta per troppo poco tempo, un divano
nero sul lato destro, posto sotto un lettone dalle lenzuola blu,
sembrava un trono posto lì come dolce luogo di ristoro per il mio
re; un tavolo dal rivestimento nero era posto al centro della stanza
mentre, attorno alle pareti, erano posti i vari elettrodomestici ed
una piccola cucina che sarebbe stato il mio regno per quel week-end.
Lui mi guardò posando la mia valigia a
terra mentre io scrutavo ancora l'ambiente poi mi disse: “Vuoi
fare una doccia? Sarai stanca a causa del viaggio!”
Io lo guardai e con un gesto della mano
lo feci avvicinare a me, avvolsi la sua testa tra le mie braccia e
cominciai ardentemente a baciarlo, il mio invito fu subito accolto
dalle sue labbra mentre le sue mani scrutavano il mio corpo sotto la
maglietta...staccai per un attimo le mie labbra dalle sue ed un senso
di sofferenza mi invase, ormai ero dipendente...tolsi la maglietta
offrendomi ai suoi occhi , lui mi guardò e toccandomi il seno dal
reggiseno riprese a baciarmi, la sua bocca umida scese lungo la
guancia arrivando al mio collo mentre io tentavo di sbottonargli la
camicia; Il suo petto mi invitava ad abbandonarmi a lui, la voglia di
concedermi cresceva e le sue mani divennero per me un ardente
passpartout per il paradiso.
Mi sedetti sul tavolo che era dietro la
mia schiena, mentre lui mi sbottonava i jeans, ormai ero nuda,
coperta solo da un reggiseno lilla ed un misero perizoma coordinato
mentre troppa stoffa copriva ancora il suo corpo perfetto.
Mi distesi sul tavolo e lui iniziando a
baciarmi la pancia mi sbottonava il reggiseno, arrivò tra le
gambe...annusò e disse : “ Proprio come immaginavo!” dopodiché
in un impeto di eccitazione mi tolse lo slip velocemente.
Prese il mio seno tra le mani
ricominciando a baciarmi la bocca poi prese a scendere lungo il mio
corpo, alzai il busto dal tavolo e velocemente gli sbottonai il
jeans, lui li fece cadere a terra togliendosi anche i tanto odiati
boxer, poi mi sussurrò all'orecchio : “ Voglio stare dentro di
te!”
Io mi stesi nuovamente sul tavolo e gli
dissi in tono inequivocabilmente malizioso guardandolo negli occhi:
“Prego!”
Lui mi bacio il seno, leccandomi i
capezzoli mentre sentivo il suo membro duro strusciare tra le mie
cosce...la voglia mi invadeva, la sua mano scese, arrivando al punto
dove il mio segreto voleva rivelarsi a lui, poggiò un dito tra le
labbra e notò in forma liquida la mia voglia; Mi guardò sorridendo,
con gli occhi caldi e colmi di passione, poi prese il suo membro tra
le mani e poggiandolo tra le labbra del mio boschetto rasato, entrò
dentro di me piano piano, lentamente in modo dolce, tenero...dal
piacere inarcai la schiena avvicinando il mio bacino al suo e mentre
una lacrima sgorgava dai miei occhi, finalmente felice di aver
trovato la metà della mela platonica, gli sussurrai un caldo TI
AMO...
sabato 16 marzo 2013
Un dolce ritorno
“Non tentare di sviare il discorso”
disse lei con una certa irritazione “ è inutile che cerchi di
convincermi, te l'ho già detto Paolo, le mie quote non le vendo”.
Paolo gli lanciò un sorriso di sfida,
mentre leccava il resto della crema sul cucchiaino poi, con un tono a
metà tra l'erotico e il sarcastico disse : “Non riesco a capire
perché sei sempre così prevenuta nei miei confronti, lo sai come la
penso, non hai esperienza per poter gestire l'impero che tuo padre ha
costruito, ma non sono qui per questo...Chiara”.
Chiara lo guardò con aria indagatrice,
sapeva bene che Paolo, il suo ex marito, esercitava un forte
ascendente su di lei, ma non voleva cedere, non voleva vendergli le
quote, anche se sapeva che le sue parole erano vere, voleva mettere i
bastoni tra le ruote agli affari del suo ex, anche se questo
significava mandare all'aria l'azienda che il padre aveva costruito
con tanti sacrifici; i tradimenti del marito le facevano ancora male
e avrebbe usato tutte le sue armi a disposizione per vendicarsi.
“E allora perché sei qui?” disse
con un tono duro ed impassibile.
Lui si avvicinò, sfoderando il suo
sguardo mieloso, sapeva che Chiara avrebbe calato le sue difese, in
fondo lo amava ancora, doveva solo approfittare di un suo momento di
debolezza per poter ottenere quella firma che gli avrebbe cambiato la
vita, le poggiò una mano dietro la nuca, Chiara respirava
affannosamente, il cuore le iniziò a battere velocemente e, credendo
ancora alla sincerità di quell'uomo che più volte aveva tradito la
sua fiducia, si lasciò andare in un bacio ardente e colmo di
speranza.
Quel bacio le bruciava in gola come
fuoco, non riusciva mai a saziarsi delle sue labbra morbide, Paolo
era per lei una droga che la portava all'estasi di ogni suo
desiderio. Con slancio gli strappò la camicia e piccoli bottoni
bianchi iniziarono a rumoreggiare sul pavimento; toccava il suo petto
villoso, così perfetto ed invitante, sentiva una scossa elettrica
salire la spina dorsale ed arrivargli al cervello facendogli perdere
quel poco di razionalità rimasta poi, lanciatasi sul letto sotto il
peso del suo corpo, si abbandonò a quell'uomo che era il suo inferno
ed il suo paradiso personale.
Si risvegliò con la testa poggiata
sulla sua spalla, mentre con il braccio destro gli cingeva il torace,
lo guardò dormire, sembrava un angelo venuto dal cielo per
soddisfare ogni sua bramosia d'amore, i suoi riccioli perfetti che
incorniciavano il suo viso così estremamente virile, le ricordavano
le ore del loro primo incontro quando ancora lei credeva pienamente
alle sue parole e desiderava ardentemente poter diventare sua moglie
e la madre dei suoi figli; Per anni aveva sognato un loro figlio e lo
immaginava bellissimo, proprio come il padre; Ma perché quell'uomo,
che lei amava oltre ogni cosa, riusciva a farle tanto male?!
Lui aprì gli occhi e guardò Chiara,
lei sentì i brividi invadergli il corpo, i suoi occhi color
smeraldo, così vivi, avevano su di lei lo stesso effetto che un
flauto ha su un serpente.
“E' stato bellissimo” disse lui
consapevole delle emozioni che quelle parole potevano far nascere in
lei.
Lei lo guardò, persa nelle pietre
preziose incastonate in quel viso, quasi non riusciva a respirare
mentre si illudeva che tutto, tra loro, sarebbe tornato come prima.
All'improvviso la suoneria di un cellulare ruppe il silenzio, lei lo
guardò, implorandogli con lo sguardo di non rispondere, ma lui aveva
già accettato la chiamata.
“Si, vengo subito” disse, poi
riattaccò.
“Devo correre in ufficio” disse a
Chiara mentre si rivestiva, “Giorgio mi ha chiamato, ha bisogno
della mia presenza”.
Lei si coprì con le lenzuola,
nascondendo il broncio che si era impadronito del suo viso.
“Ci vediamo stasera, dormirò con te”
disse lui, non volendo perdere il “lavoro” svolto.
Chiara si illuminò e un sorriso
comparve sulle sue labbra quando sentì, mentre Paolo varcava la
soglia di casa, un forte “ti amo”. Restò per un lunghissimo
instante, succube dei suoi castelli in aria, mentre pensava che,
finalmente, Paolo aveva capito che senza lei non poteva vivere, nella
sua mente, tanto leale e sincera, non poteva capire che il suo era
solo un doppiogioco per impadronirsi della sua eredità.
Paolo, arrivò a casa, naturalmente non
era Giorgio, il suo dipendente, ad aver chiamato.
Una donna snella come una gazzella e
sexy come una pantera, comparve sulla soglia della camera avvolta da
un succinto corpetto leopardato. Lui la guardò, mentre il sangue si
impadronì dei suoi sensi, ed avvicinandosi a quella donna dal corpo
perfetto disse “ Cindy, abbiamo vinto, presto quelle quote saranno
mie!”
Lei gli sorrise, sfoderando quei denti
perfetti e, mentre lui iniziò a baciarle il collo come aperitivo al
loro lungo pasto, lei sorrise pensando quanto fosse stupido a non
capire come lei riusciva a manipolarlo.
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