QUESTO BLOG CONTIENE ALCUNI RACCONTI A SFONDO EROTICO PERTANTO NE' E' CONSIGLIATA LA LETTURA SOLTANTO AD UN PUBBLICO ADULTO, L'AUTRICE DELLO STESSO DECLINA OGNI RESPONSABILITA' QUALORA SI DECIDA DI CONTINUARNE LA LETTURA.

venerdì 24 maggio 2013

L'incontro ( quarta parte )

La serata si concluse, avevo messo a letto la piccola Giada, come facevo sempre quando cenavo da Grazia e quando la piccola si addormentava si passava in cucina a bere dell'orzo e continuare a chiacchierare fino a mezzanotte ( almeno ).
" Ti ricordi 3 anni fa!?" mi disse Grazia stringendomi la mano, " hai saputo superare un periodo difficile, ti sei fatta da sola in una città che nemmeno conoscevi, lontana da tutti, dalla tua famiglia, senza un soldo...superarai anche questa, oggi non sei sola e sei una ragazza forte "
" Lo so Grà , è proprio questo il problema, non parlo per me, io me la caverò, come ho sempre fatto, ma mi preoccupo per lui, sò cosa significa crescere senza un padre, desiderando anche le piccole cose, vedendo i tuoi compagni di classe o la strada gremita di padri premurosi...ed il tuo? Dov'è? No, non voglio che il mio bambino cresce senza un padre!!" risposi io con le lacrime agli occhi.
" E che vuoi fare? Sotometterti a sto bastardo che ti tratta una mappina?! O metterti vicino il primo  che capita solo per dare a tuo figlio la figura con i pantaloni ? No tesò, non è questa la strada giusta, ci sono io, c'è Nicola, c'è Giada, una famiglia ce l'ha ! "
"Dai Grazie, non dirmi niente, io vado a casa, stasera gli parlo, metto le cose in chiaro e come va va, non posso farci niente, io lo amo, ed inoltre ci lega questa creatura che porto dentro, spero che tutto vada per il meglio almeno ci avrò provato e non avrò rimpianti."
Dicendo questo, mi alzo e mi dirigo verso la porta
"Vuoi che ti accopagni Nicola, è tardi"
"Tranquilla, lascialo dormire, sono 4 passi e devo parlare con lui"
Ci salutiamo ed appena la porta si chiude prendo il telefono dalla borsa e compongo il suo numero.
"Pronto..."
"We Cri, ti devo parlare"
"Stavo aspettando che mi chiamassi, sapevo che eri con Grazia e non volevo disturbarti...mi sei mancata da morire, sai ho ancora il cuscino che profuma di te...o almeno mi sembra " e sorride...
Apro il cancello ed esco dal palazzo dirigendomi verso casa mia.
"Cri senti, non c'è niente da sorridere, devo parlarti seriamente e di una cosa importante"
" We tesò" mi dice lui con la voce allarmata " ma che è sto tono? Mica mi vuoi lasciare!"
"Questo dipende da te" Gli dico cercando di avere il tono più serio e fermo possibile " io sono stufa di questi tuoi comportamenti evasivi, caccia le palle, non dirmi cazzate, non continuare ad illudermi e farmi male, tu hai un'altra o probabilmente non mi vuoi sentire più, ma non dirmi stupidaggini, no farmi del male, non lo merito"
"We we we cucciolotta, ma che stai stai dicendo?? Io ti amo da morire, lo sai quello che è successo!"
" Ancoraaaaa, ma la finisci di mentire, Cri senti, ti ricordi la prima notte a casa tua? "
"Certo cucciolotta, come potrei dimenticare, è stato il giorno più bello della mia vita !"
"Ecco, ricordi cosa è successo??"
"Si tesò, ho conosciuto cosa significa amare!" Mi disse lui .
" No cri quel giorno io....."
Mentre stavo dicendo cosa era accaduto mi sento strattonare e mi ritorvo davanti agli occhi quei due ragazzi della spiaggia. Il cellulare mi cade dalle mani mentre loro dicono " Eilà Barbie, che ci fai tutta sola in questa strada buia, non lo sai che c'è il mammone"
Ridono e mi sbattono con la schiena contro il muro, la borsa mi cade dalle mani mentre impaurita riesco a dire : " Nella borsa c'è il portafogli, prendete quello che volete ma non fatemi del male."
Non riesco nemmeno a finire questa frase che uno di loro avvicina il suo naso al mio collo dicendo che io era quello che voleva.
Mi mette una mano tra le gambe mentre l'altro inizia a toccarmi il seno.
Si guardano con uno sgaurdo complice ed io inizio a gridare; Uno di loro mi colpisce facendomi cadere a terra e dice " Zitta puttana!!"
Uno di loro mi trattiene le braccia mentre l'altro mi strappa i pantaloni, gridai sempre più forte cercando di divincolarmi sino a che un altro pugno non mi fa perdere i sensi mentre sento da lontanoi Cristhian che, con voce allarmata, mi chiede cosa stesse accadendo...

Mi svegliai, avevo il volto coperto di sangue, sentivo quel sapore acre invadermi la bocca, aprii gli occhi sentendo delle voci, vidi un uomo, subito tentai di divincolarmi gridando, ma una voce femminile mi rassicurò.
"Piccola siamo il 118, ti portiamo in ospedale" quella voce mi rassicurò e prima di perdere i sensi nuovamente uscii dalla mia bocca un solo suono " Il bambi...no".

mercoledì 10 aprile 2013

L'incontro ( terza parte )


Lo avvicinai lentamente a me, poggiai le labbra e sentii subito quel liquido bianco invadermi la bocca, mentre la mia mente pensava...viaggiava...lui era lì, davanti a me, ma non potevo toccarlo, non potevo baciarlo. Quel maledetto weekend era passato troppo in fretta , erano già passati due mesi e mi ritrovavi lì, a casa mia, a Vieste, a fare colazione in compagnia del mio latte e delle mie paure. La mia mente viaggiava, e tornava al ricordo di quando ci eravamo lasciati.
Tutto il weekend lo avevamo passato a casa tra coccole, baci e continui orgasmi; Non mi stancavo mai di fare l'amore con lui e lui era sempre pronto a dimostrami che era davvero innamorato, mi regalò delle rose, dei cioccolatini. Quando mi accompagnò alla stazione pianse, mi abbracciò forte dicendomi che sarebbe venuto presto a trovarmi...ed io come la più stupida delle femmine c'avevo pure creduto !!!!
Ci sentimmo per quasi tutto il tragitto del treno, fino a che non arrivai a casa e ci sentimmo spesso per qualche giorno, poi, all'improvviso qualche chiamata sfuggente, qualche messaggio distaccato e la scusa che la madre era molto grave in ospedale....cavolo due mesi così.
Adesso ero lì col mio test di gravidanza che segnava le due strisce...ero incinta...di suo figlio. E lui?
Lui se ne fregava di me, dato i suoi comportamenti, come potevo dirglielo??
E' inutile, non illudiamoci, gli uomini sono tutti uguali, sarebbero capaci di promettere la luna per collezionare una donna in più ed io avevo creduto a tutte le sue parole, una per una.
Conosceva bene la mia situazione, la mia famiglia egoista, mia madre a cui non importava altro che di se stessa, mio fratello troppo immaturo e con poco carattere e mio padre morto troppo giovane.
Non doveva farmi questo..poteva dirmelo....”Adry, voglio soltanto scopare” l'avrei capito, stava a me concedermi o meno, ma perchè mettermi incinta, perchè trascinarmi in una cosa tanto grande, da sola, adesso che non avevo nemmeno un soldo, come lo avrei cresciuto???
Abortire? Non ci penso nemmeno ! Un figlio è sempre un dono divino ed io non potrei ucciderlo, no...alla fine ero stata io ad essere stupida, ingenua nonostante la mia età ed ora devo prendere il coraggio a due mani e cavarmela da sola.
Mentre viaggiavo su questi pensieri il cellulare squilla....era lui !!!
“Pronto amore mio” mi dice dall'altro capo del telefono “ Sto andando in ospedale da mamma, ho paura sai, non voglio perderla, tu come stai?Ho tanta voglia di vederti”. “Come cazzo devo stare secondo te?? Sono due mesi che mi imbocco le tue cazzate, tua madre in ospedale, tu che non ti fai vedere e mi chiami con queste telefonate patetiche e senza senso, tranquillo come hai goduto tu l'ho fatto pure io, adesso sono incinta ma me la cavo da sola, tu vattene a fanculo “....avrei voluto dirgli questo, ma dalla bocca usci soltanto “ Sto bene amore mio, tranquillo, pensa a tua mamma e portale i miei in bocca al lupo” Lui sorrise e mi mandò un bacio dicendomi che ero la donna più bella del mondo. Poi riattaccò!
Da non crederci, mai avrei pensato di trovarmi in questa situazione, con un bimbo in grembo ed il padre così stronzo, ho sempre giudicato male le persone nella mia stessa situazione, considerandole poco di buono, senza senso di responsabilità ed ora....mi ci trovavo io, immersa, con la merda sino al collo.
Andai in camera, mi vestii svogliatamente e uscii.
Arrivai in riva al mare, era una giornata calda, mi tolsi le scarpe e cominciai a camminare a piedi nudi sulla sabbia. Amavo la sensazione della rena sui piedi, come quasi uno srub che ti accarezzava la pelle, quel profumo di sale e di sole, mi ricordava la mia città, la mia cara Napoli, da cui mi ero allontanata troppo in fretta, per sfuggire alla mia famiglia.
Mi avvicinai al bagnoasciuga, l'acqua cominciava a carezzarmi i piedi, mi sedetti e lasciai cullare i miei pensieri dal suono delle onde.
Quando ero piccola, papà mi prendeva sulle spalle ed iniziava a correre sino ad arrivare in acqua, diceva che io ero una sirena, infatti ho considerato sempre l'acqua come il mio elemento naturale, quando ero in acqua mi sentivo libera da ogni catena, mi sentivo me stessa e soprattutto lontana dal mondo, con le orecchie ovattate al suono della metropoli ed il cuore che poteva battere indisturbato.
Son passati tanti anni, eppure ricordo mio padre nitidamente, l'ho sempre considerato l'unico essere umano che mi ha voluto bene veramente...ero la sua principessa.
Purtroppo è andato via troppo presto, stroncato da un incidente stradale per la sua fottuta passione per le moto.
Spesso quando ero a casa mi specchiavo e vedevo il suo riflesso, quanto gli somiglio, a parte le mie fattezze femminee ed i miei capelli chiari sono praticamente la sua fotocopia.
Pelle ambrata, occhi nocciola, mio padre era altissimo, possente, virile, con i capelli scuri, io invece ero esile e bionda. Ma i lineamenti, il viso era il suo ed è stato grazie a questo che ho sempre pensato che non mi avesse mai abbandonata.
Mentre fantasticavo questi pensieri, sento una mana scrollarmi la spalla. Apro gli occhi e due ragazzi mi chiedono se ho bisogno di aiuto. Rispondo loro di no e vanno via guardandomi e parlottando tra loro.
Resto sul bagnoasciuga ed incrocio le gambe, accendo una sigaretta e prendo il telefono.
“Pronto” risponde la voce all'altro capo del telefono .
“ Pronto Nicola....ciao sono Adry”
“ we, ciao bella, dimmi tutto ...”
“State a casa??? Posso venire a pranzo da voi?”
“Tesò io non ci sono, sono andato a pittare un appartamento, ma a casa c'è Grazia vai, ne sarà contenta”
“ Ho provato a chiamarla, da diversi giorni, ma risponde sempre la segreteria”
“Hai ragione tesò, ha cambiato numero, mo ti mando un messaggio e te lo do, scusami ma devo andare”
Mi saluta e riattacca, pochi attimi dopo il bip del cellulare mi avvisa che è arrivato il messaggio.
Prendo il numero e chiamo.
“ Pronto Grazia, sono Adry...”
Non mi fa nemmeno finire di parlare che dice....
“ Stronza, ma dove cazzo sei...sono sotto casa tua...sbrigati”
Sorrido, mi alzo, mi rimetto le scarpe e corro dalla mia più grande amica.
Arrivo sotto il portone di casa e subito mi correi incontro Giada, sua figlia, mi salta letteralmente addosso e mi abbraccia forte....che sensazione!!! Tra qualche anno, magari, quell'abbraccio lo avrei avuto da mio figlio...da suo figlio.
Scrollo la testa per allontanare i pensieri, guardo Grazia che mi sorride dicendomi “ Dai vieni a casa mia, ho preparato le orecchiette alle cime di rapa, quelle che ti piacciono tanto, ma per pranzo ci arrangiamo, Nicola non c'è, che ne dici, andiamo al MC ??? “
Asserii con gli occhi e presa la bambina per la mano ci incamminammo verso il fast food.
“Grazia, devo parlarti, è una cosa importante e non so con chi sfogarmi”
Lei mi poggia una mano sulla spalla e dice : “ Lo sai che io ci sono sempre, no! Dimmi! “
“Stamattina ho fatto il test...sono incinta!”
Lei mi guarda con l'aria del te lo avevo detto e mi dice con voce pacata e rassicurante “ So che non pensi nemmeno di abortire, è da sempre che desideri questo momento, sappi che ci sarò io per ogni evenienza”.
Arriviamo al MC donald, prendiamo i panini e ci dirigiamo ad un tavolo.
Giada, avvolta nella sua innocenza mi guarda, afferra una patatina e la mangia quasi digrignando i denti. Grazia poggia la sua mano sulla mia e dice :” Non dannarti l'anima, piccola. Capita a tutte di sbagliare, hai solo creduto in una persona ipocrita che ha saputo far bene il suo gioco. Ora devi soltanto fare una cosa, allontanarti da lui anche con i pensieri e concentrarti sul bambino!”
Mentre ascoltavo le parole di Grazia e riflettevo sul da farsi vedo alla cassa i ragazzi della spiaggia, ma senza nemmeno rifletterci torno a parlare con Grazia.
“Hai ragione, d'altronde non ha chiesto lui di venire al mondo, stasera ci parlo appena torno a casa e se è il caso cambio numero, basta, basta con le sue parole, le sue bugie, devo voltare pagina.
Senza che nemmeno me ne accorgessi, quei ragazzi mi stavano fissando ed ascoltavano attenti la nostra conversazione...

venerdì 5 aprile 2013

L'incontro ( seconda parte )


Mi svegliai in piena notte al suo fianco, con la testa poggiata sul suo petto e lui che mi avvolgeva in un dolcissimo abbraccio. Non sapevo quando e come ero arrivata lassù ma la cosa non mi dispiaceva.
Mi sentivo sua, mi sentivo completa, mai in vita mia avevo provato quella sensazione di pienezza, di assoluto, mi sentivo invincibile, tra quelle braccia, protetta da quell'uomo ...da quel principe che avevo sempre sognato.
Posai il gomito sul letto e cominciai a guardarlo mentre dormiva; un lenzuolo copriva il suo corpo nudo che qualche ora prima mi era stato donato in tutta la sua potenza.
Era perfetto !
Quei muscoli che tornivano così perfettamente il suo involucro gli donavano un 'aria così virile che era una completa sofferenza trattenersi dal baciarlo, dal collo sino giù, sino ai piedi e risalire, muscolo per muscolo, poro per poro e perdersi in quel suo profumo così inebriante.
Persa in questi pensieri e soggiogata dal suo odore poggiai nuovamente la testa sul suo petto, presi il braccio e stringendogli la mano me lo avvolsi attorno al collo e mi riaddormentai con la dolce musica del suo respiro.

Quando mi svegliai il sole era già alto nel cielo, guardai l'orologio e mi resi conto che erano appena le 9 e 30 , lui non era al mio fianco ma sentivo il suono dell'acqua cadere dalla doccia e dei fischi che intonavano “sei la più bella del mondo”.
Pochi minuti dopo era fuori, con i capelli gocciolanti ed un asciugamano che gli cingeva la vita. Iniziai a fissargli la pancia, scolpita dai suoi addominali, più perfetto di una statua greca, con lo sguardo arrivai alle spalle, così ampie e quei suoi capelli scomposti, un po' inumiditi dal vapore che rendevano il suo viso inevitabilmente sexy.
Mi sedetti sul letto, posto in alto, lui si avvicinò con un'aria tenera e dolce, poggiò le sue mani sui miei fianchi e posò la testa sulle mie cosce.
Rimase così qualche istante mentre io gli accarezzavo i capelli mentre avevo il sorriso stampato nel cuore; lui strinse forte i miei fianchi, come a dire “ Sei vera ! Sei qui ! “ poi sussurrò il mio nome quasi svogliatamente, gli risposi con un dimmi e lui alzando la testa e fissando i suoi occhi nei miei mi disse “ Ti amo ! “
Io non seppi far altro che sorridere e cercai di scivolare dal letto, lui mi prese e dolcemente mi poggiò a terra dandomi un bacio; quando ci staccamo sorridendo gli dissi “ Buongiornooo “ lui mi ripetè il ti amo e mi abbracciò forte.
Com'era strano vivere quella situazione, sognata e sospirata per così tanto tempo.
E poi lui, vederlo con quei comportamenti così dolci, con quell'aria così vulnerabile quando avevo un aspetto così cruento ed un carattere indomabile. Quanto lo amavo !!!
Si staccò da me dicendomi che doveva preparasi per il lavoro, si levò l'asciugamano dalla vita e si mostrò in tutta la sua bellezza.
Io lo guardai e mi assalì una gran voglia di essere nuovamente posseduta da lui, dalle sue mani, volevo sentirlo dentro, nuovamente e sentirmi sua, sentirci un solo corpo, incastrato uno nell'altro come un puzzle che dopo tempo in cui è stato sul tavolo ha trovato il pezzo mancante per completarsi.
Lui si vestì velocemente mentre io andai a preparare il caffè.
Mentre il caffè saliva e la casa si invadeva del suo buon porfumo mi misi sul ciglio della porta, mi coprii con una sua camicia ed iniziai a guardarlo mentre copriva il suo corpo con pezzi di tessuto.
Andò in bagno per acconciarsi i capelli ed io tornai in cucina e versai il caffè nelle tazzine; Lo bevve di corsa e dandomi un bacio si avviò verso la porta e disse : “ Torno per pranzo, mogliettina “.
Prima che si allontanasse lo abbracciai forte e gli diedi un ennesimo bacio così passionale che lui non tentò nemmeno di divincolarsi, lo lasciai e sorridendo gli dissi : “ Prima di tradirmi, pensa a questo bacio !”. Lui sorrise e andò via gettando un bacio nell'aria che io raccolsi con un sorriso.

Mi ritrovai da sola , in quella casa sconosciuta e mi venne in mente che la sera prima non avevo mangiato nulla ed infatti il mio stomaco reclamò cibo.
Aprii il frigo e notai che lui aveva comprato gli yogurt, per me, perchè sapevo che a lui non piacevano.
Ne presi uno e lo mangiai mentre cercavo di sbottonare la sua camicia, finito lo yogurt mi diressi verso il bagno e aprendo l'acqua mi gettai in doccia.
Il calore iniziò ad invadermi, il vapore dell'acqua mi stava ristorando il corpo e la mia mente iniziò a viaggiare su ricordi non tanto lontani.
Sembrava sentirlo ancora dentro, con la sua bocca che si perdeva sul mio seno ed i miei capezzoli duri che si concedevano a lui troppo spudoratamente.
Mi prese per il busto e mi alzò in braccio restando dentro di me. Baciandomi si diresse verso il divano e su di esso mi adagiò delicatamente continuando a baciarmi.
Si sdraiò completamente su di me ed iniziò a darmi colpi forti, decisi mentre all'orecchio mi sussurrava parole d'amore.
Sotto quel punto di vista eravamo perfetti, sembrava che ci conoscessimo da sempre, avevamo una sintonia, un affiatamento che raramente si conquista anche dopo anni di matrimonio.
Mi prendeva, mi girava, lo sentivo sempre più mio mentre l'aria si impregnava sempre di più del suo profumo; Sentivo le gocce del suo sudore cadermi sul ventre e l'accelerare dei suo movimenti mi fece capire che stava arrivando all'apice di quel piacere che io gli stavo donando.
Mentre si muoveva si sdraiò nuovamente su di me ed all'orecchio mi disse : “ Voglio che sia tu!”.
Io non capii e gli chiesi cosa volesse che io fossi.
Lui mi prese la testa tra le mani non diminuendo la frequenza dei suoi movimenti e mi regalò un bacio dolcissimo, si staccò da me e guardandomi negli occhi rispose : “ La madre di mio figlio!”
Appena pronunciò quella frase sentìì il ventre quasi dolermi, ed insieme a lui mentre ci baciavamo, abbracciati e stretti l'uno all'altro arrivammo all'apice del piacere, lui dentro di me.
Il suo respiro raggiunse l'apice dell'affanno, rimase dentro me ancora un po' mentre mi guardava, fisso, intensamente , negli occhi poi, con un dolce gesto poggiò il suo capo sul mio seno e si addormentò sussurrandomi ti amo.

lunedì 18 marzo 2013

L'incontro ( prima parte )


Ero completamente assorta nella lettura quando una voce, meccanica e femminile, uscendo dagli altoparlanti preannuncia la prossima fermata del treno : CASERTA.
Non mi ero resa per niente conto che fosse passato tutto quel tempo, quella mattina mi ero svegliata presto, molto presto, e degli amici mi accompagnarono alla stazione lasciandomi con i loro “in bocca al lupo”. A farmi compagnia, nell'attesa del treno, la mia grossa valigia che conteneva, probabilmente, più del necessario, creme profumate dagli aromi più dolci, succinti abitini sexy e naturalmente un'incessante proposta di smalti di ogni colore, volevo essere perfetta per lui!!!
Adesso ero lì ed a sentire quell'annuncio il mio cuore aveva iniziato a battere velocemente, finalmente era giunto il momento che tanto avevo desiderato...vederlo!
Probabilmente se lui avesse saputo a priori la mia età non mi avrebbe calcolata minimamente, caso volle, però, che in quel momento stessi chattando con un nome ed un'età falsa; non potrò mai dimenticare quella notte, il 27 maggio, ad attirarlo fu quella foto, di una ragazza un' po' dolce, un' po' aggressiva e l'età maggiorata di 4 anni.
Mi aveva contattata per mettermi in difficoltà, prendermi in giro ed io, allo stesso modo, ci chattavo per “lavoro” e quando lui mi chiamò per me non era altro che uno delle tante persone utili a farmi guadagnare qualche soldo, ma un non so ché di diverso, in lui, mi ha saputa conquistare in pochi minuti e diventare per me LUI e non uno dei tanti. Ricordo ancora la sua sonora risata ed il suo tono di voce dolce e cruento allo stesso tempo, tutto è vivido dentro di me ed ancora il mio animo gioisce al ricordo di quei momenti, ma una nota stonata poteva rovinare tutto...la menzogna!
Ci cominciammo a sentire spesso e lui diveniva per me sempre più importante, giorno dopo giorno; non avrei mai immaginato che lui potesse conquistarmi, per me era lavoro e non avrei dovuto comprometterci i sentimenti, ma ormai gli avevo raccontato un cumulo di bugie ed avevo paura che dicendogli la verità avrei potuto perderlo... ogni sera mi tormentavo, ciò che provavo per lui cresceva quindi una sera gli dissi la verità, si arrabbiò, quasi litigammo, ma poi mi ha capita, compresa, stata vicina e , purtroppo telefonicamente, iniziammo a costruire il castello della nostra storia; adesso era lì, ad un passo da me ed il mio cuore, come un tamburo perpetuo, cominciava a contare i secondi che ancora mi dividevano da lui.
Il telefono iniziò a squillare...era lui!
Gli risposi con un filo di voce: “ Pronto...”
“We amò, il treno è arrivato, ma come sei vestita?”
Guardai velocemente gli abiti che indossavo, un jeans stretto, una magliettina attillata che lasciava fuoriuscire un piccolo lembo di pelle, i capelli raccolti in una coda di cavallo e...le scarpette da ginnastica.
“Amò, ho una camicetta bianca, una gonna a tubino grigia, dei decooltèè ed i capelli sciolti; e tu come sei vestito?”risposi mentendo...
“Uhmmm, non vedo l'ora di saltarti addosso” mi disse in tono malizioso “io ho una camicia nera, amò quella che hai visto dalla cam e dei jeans scuri” continuò in tono normale...
“Ok, dai” gli dissi per staccare la chiamata “ci riconosceremo subito, allora...stacco tesò, prendo la valigia!”
Chiuse la conversazione con un bacio, la mia bocca si stirò in un sorriso, dopodiché presa la pesante valigia mi diressi verso l'uscita.
Fortunatamente il valigione portava le rotelle, in questo modo avrei dato meno nell'occhio; indossai il mio paio di occhiali da sole ed, uscita dal treno, iniziai a percorrere il corridoio del binario numero 4.
Vidi in lontananza una sagoma nera che si sporgeva ai lati attraverso la gente, ero sicura che non mi avrebbe riconosciuta, infatti così fu.
Gli passai accanto mentre lui ancora si sporgeva a cercarmi e notai il suo viso così perfettamente suo, scurito da un accenno di barba che lo rendeva semplicemente sexy; mi sedetti sulla panchina di pietra dietro di lui, presi il cellulare e lo spensi, tra un' po , non vedendomi, sicuramente avrebbe chiamato, infatti quando vide che il serpentone di persone si diradava, prese il cellulare per chiamarmi. Dopo che la “signorina vodafone” mi aveva data irraggiungibile guardò il cellulare, poi disse in tono nervoso “Che stronza!!! Fino all'ultimo mi ha preso per culo!!”
Quella sua affermazione “fino all'ultimo” mi ferì, ma alla fin fine non potevo dargli torto, in fondo, per lui, ero una sconosciuta!!
Con la testa bassa prese per andarsene ed io, quando vidi data la distanza non mi avrebbe notata, cominciai a seguirlo;
Guardavo le sue spalle, da dietro, così definite dentro quella camicia aderente che mi prese voglia di saltargli addosso ed aggrapparmi a lui come un Koala, ma tenni a bada l'istinto, volevo che lo scherzo funzionasse!
Lo vidi uscire dalla stazione e dirigersi verso un'auto grigia mentre io cercavo di tenere il suo passo, ma la valigia mi impediva di compiere movimenti rapidi.
Entrò nell'auto ed avvicinandomi lo vedi riprendere il cellulare dalla tasca e guardarlo, come se ancora non credesse che io avessi potuto dargli buca, all'improvviso scese dall'auto e poggiandosi contro di essa, accese un sigaretta col viso deluso e malinconico.
Mi avvicinai, ed approfittando della mia cadenza indefinita gli dissi, fingendomi straniera: “ Scusami, potere dare passaggio a Napoli?”
Lui non capì chi fossi ma mi squadrò da capo a piedi, soffermandosi sulla mia sporgenza pettorale e disse di si!
Prese la mia valigia e la posizionò nel bagagliaio, ma vidi mentre mi accomodavo in auto, al posto del passeggero, che lui estraeva ancora il cellulare dalla tasca e guardava, come in una speranza infranta, l'uscita della stazione, dopodiché, rassegnato, salì in auto e mise in moto.
“Grazie tanto per accompagnare a Napoli, come posso....uhm...uhm...cambiare te?” Gli dissi guardandolo negli occhi con uno sguardo malizioso...
Lui mi guardò quasi con sguardo sprezzante, poi disse “ Niente, non preoccuparti” e partì!
Tolsi gli occhiali, e gli dissi “Come ti chiamare?” , lui si voltò verso di me ed in un istante lo sguardo smorto e malinconico fece spazio ad occhi brillanti e felici...
“Adrià...ma si tutt scem!!!” mi disse a metà tra il felice ed il sorpreso, mi guardò come fossi la cosa più preziosa al mondo ed accostando la macchina mi strinse in un abbraccio protettivo, forte, possente, lo stesso che avevo sognato per tutti quei giorni.
Mi voltai a guardarlo e vidi una piccola perla bianca inumidirgli la guancia, poi tirandosi su il naso mi disse “deficieeeente!!”
Scoppiamo entrambi a ridere, a differenza da ciò che immaginavo, tra noi non ci fu imbarazzo, sembrava ci conoscessimo da sempre, da tutta la vita, ed in quel momento ci eravamo semplicemente...ritrovati!
Avvicinai le mie labbra alle sue e lui, tenendomi la testa con entrambe le mani mi violentò la bocca con un bacio prepotente e selvaggio ma allo stesso tempo dolce e tenero.
Attraverso la mia lingua sentivo il sapore del suo palato e la mia bocca si nutriva della sua saliva dal sapore così semplicemente suo.
Quel bacio durò pochi secondi ma sembrava passata un'eternità, ci componemmo e, guardandomi negli occhi, disse due parole che desideravo tanto sentirgli dire : “Ti amo”...
“Senza il quasi??” gli dissi io ironicamente..
Lui, senza rispondermi nulla, riprese il mio viso tra le mani e con un altro bacio dei “suoi” mi diede il suo responso!
Questa volta il bacio durò più a lungo, e fu più caldo, più passionale... le sue mani presero a toccarmi il seno, in modo dolce, non violento, un piccolo tocco magico delle sue dita che provocò subito in me un impeto di eccitazione;cominciai anche io a toccargli il petto mentre la sua mano scendeva sulla mia pancia...non riuscivo a sentire nulla attorno a me, né le macchine che sfrecciavano lungo la strada né lo stereo che con la sua musica inondava l'abitacolo...eravamo soli, io e lui, col nostro desiderio di possederci, di darci, di averci...di essere una cosa sola!
Staccammo per breve tempo le nostre labbra, giusto il tempo per sussurrargli : “ Ma ti rendi conto che ci conosciamo da soli 10 minuti?”
Lui mi bacio nuovamente, poi staccandosi nuovamente da me disse “Sei sempre stata mia, dovevo solo rendermene conto” e mi fece nuovamente perdere tra le sue labbra morbide e succose.
Tra un bacio e l'altro arrivammo a casa sua, quando la porta d'ingresso si aprì, i miei occhi notarono un piccolo luogo, accogliente ed invaso da un dolce profumo di mirra, sicuramente le sue care candele profumate...un solo ambiente profumoso che mi avrebbe accolta per troppo poco tempo, un divano nero sul lato destro, posto sotto un lettone dalle lenzuola blu, sembrava un trono posto lì come dolce luogo di ristoro per il mio re; un tavolo dal rivestimento nero era posto al centro della stanza mentre, attorno alle pareti, erano posti i vari elettrodomestici ed una piccola cucina che sarebbe stato il mio regno per quel week-end.
Lui mi guardò posando la mia valigia a terra mentre io scrutavo ancora l'ambiente poi mi disse: “Vuoi fare una doccia? Sarai stanca a causa del viaggio!”
Io lo guardai e con un gesto della mano lo feci avvicinare a me, avvolsi la sua testa tra le mie braccia e cominciai ardentemente a baciarlo, il mio invito fu subito accolto dalle sue labbra mentre le sue mani scrutavano il mio corpo sotto la maglietta...staccai per un attimo le mie labbra dalle sue ed un senso di sofferenza mi invase, ormai ero dipendente...tolsi la maglietta offrendomi ai suoi occhi , lui mi guardò e toccandomi il seno dal reggiseno riprese a baciarmi, la sua bocca umida scese lungo la guancia arrivando al mio collo mentre io tentavo di sbottonargli la camicia; Il suo petto mi invitava ad abbandonarmi a lui, la voglia di concedermi cresceva e le sue mani divennero per me un ardente passpartout per il paradiso.
Mi sedetti sul tavolo che era dietro la mia schiena, mentre lui mi sbottonava i jeans, ormai ero nuda, coperta solo da un reggiseno lilla ed un misero perizoma coordinato mentre troppa stoffa copriva ancora il suo corpo perfetto.
Mi distesi sul tavolo e lui iniziando a baciarmi la pancia mi sbottonava il reggiseno, arrivò tra le gambe...annusò e disse : “ Proprio come immaginavo!” dopodiché in un impeto di eccitazione mi tolse lo slip velocemente.
Prese il mio seno tra le mani ricominciando a baciarmi la bocca poi prese a scendere lungo il mio corpo, alzai il busto dal tavolo e velocemente gli sbottonai il jeans, lui li fece cadere a terra togliendosi anche i tanto odiati boxer, poi mi sussurrò all'orecchio : “ Voglio stare dentro di te!”
Io mi stesi nuovamente sul tavolo e gli dissi in tono inequivocabilmente malizioso guardandolo negli occhi: “Prego!”
Lui mi bacio il seno, leccandomi i capezzoli mentre sentivo il suo membro duro strusciare tra le mie cosce...la voglia mi invadeva, la sua mano scese, arrivando al punto dove il mio segreto voleva rivelarsi a lui, poggiò un dito tra le labbra e notò in forma liquida la mia voglia; Mi guardò sorridendo, con gli occhi caldi e colmi di passione, poi prese il suo membro tra le mani e poggiandolo tra le labbra del mio boschetto rasato, entrò dentro di me piano piano, lentamente in modo dolce, tenero...dal piacere inarcai la schiena avvicinando il mio bacino al suo e mentre una lacrima sgorgava dai miei occhi, finalmente felice di aver trovato la metà della mela platonica, gli sussurrai un caldo TI AMO...

sabato 16 marzo 2013

Un dolce ritorno


“Non tentare di sviare il discorso” disse lei con una certa irritazione “ è inutile che cerchi di convincermi, te l'ho già detto Paolo, le mie quote non le vendo”.
Paolo gli lanciò un sorriso di sfida, mentre leccava il resto della crema sul cucchiaino poi, con un tono a metà tra l'erotico e il sarcastico disse : “Non riesco a capire perché sei sempre così prevenuta nei miei confronti, lo sai come la penso, non hai esperienza per poter gestire l'impero che tuo padre ha costruito, ma non sono qui per questo...Chiara”.
Chiara lo guardò con aria indagatrice, sapeva bene che Paolo, il suo ex marito, esercitava un forte ascendente su di lei, ma non voleva cedere, non voleva vendergli le quote, anche se sapeva che le sue parole erano vere, voleva mettere i bastoni tra le ruote agli affari del suo ex, anche se questo significava mandare all'aria l'azienda che il padre aveva costruito con tanti sacrifici; i tradimenti del marito le facevano ancora male e avrebbe usato tutte le sue armi a disposizione per vendicarsi.
“E allora perché sei qui?” disse con un tono duro ed impassibile.
Lui si avvicinò, sfoderando il suo sguardo mieloso, sapeva che Chiara avrebbe calato le sue difese, in fondo lo amava ancora, doveva solo approfittare di un suo momento di debolezza per poter ottenere quella firma che gli avrebbe cambiato la vita, le poggiò una mano dietro la nuca, Chiara respirava affannosamente, il cuore le iniziò a battere velocemente e, credendo ancora alla sincerità di quell'uomo che più volte aveva tradito la sua fiducia, si lasciò andare in un bacio ardente e colmo di speranza.
Quel bacio le bruciava in gola come fuoco, non riusciva mai a saziarsi delle sue labbra morbide, Paolo era per lei una droga che la portava all'estasi di ogni suo desiderio. Con slancio gli strappò la camicia e piccoli bottoni bianchi iniziarono a rumoreggiare sul pavimento; toccava il suo petto villoso, così perfetto ed invitante, sentiva una scossa elettrica salire la spina dorsale ed arrivargli al cervello facendogli perdere quel poco di razionalità rimasta poi, lanciatasi sul letto sotto il peso del suo corpo, si abbandonò a quell'uomo che era il suo inferno ed il suo paradiso personale.
Si risvegliò con la testa poggiata sulla sua spalla, mentre con il braccio destro gli cingeva il torace, lo guardò dormire, sembrava un angelo venuto dal cielo per soddisfare ogni sua bramosia d'amore, i suoi riccioli perfetti che incorniciavano il suo viso così estremamente virile, le ricordavano le ore del loro primo incontro quando ancora lei credeva pienamente alle sue parole e desiderava ardentemente poter diventare sua moglie e la madre dei suoi figli; Per anni aveva sognato un loro figlio e lo immaginava bellissimo, proprio come il padre; Ma perché quell'uomo, che lei amava oltre ogni cosa, riusciva a farle tanto male?!
Lui aprì gli occhi e guardò Chiara, lei sentì i brividi invadergli il corpo, i suoi occhi color smeraldo, così vivi, avevano su di lei lo stesso effetto che un flauto ha su un serpente.
“E' stato bellissimo” disse lui consapevole delle emozioni che quelle parole potevano far nascere in lei.
Lei lo guardò, persa nelle pietre preziose incastonate in quel viso, quasi non riusciva a respirare mentre si illudeva che tutto, tra loro, sarebbe tornato come prima. All'improvviso la suoneria di un cellulare ruppe il silenzio, lei lo guardò, implorandogli con lo sguardo di non rispondere, ma lui aveva già accettato la chiamata.
“Si, vengo subito” disse, poi riattaccò.
“Devo correre in ufficio” disse a Chiara mentre si rivestiva, “Giorgio mi ha chiamato, ha bisogno della mia presenza”.
Lei si coprì con le lenzuola, nascondendo il broncio che si era impadronito del suo viso.
“Ci vediamo stasera, dormirò con te” disse lui, non volendo perdere il “lavoro” svolto.
Chiara si illuminò e un sorriso comparve sulle sue labbra quando sentì, mentre Paolo varcava la soglia di casa, un forte “ti amo”. Restò per un lunghissimo instante, succube dei suoi castelli in aria, mentre pensava che, finalmente, Paolo aveva capito che senza lei non poteva vivere, nella sua mente, tanto leale e sincera, non poteva capire che il suo era solo un doppiogioco per impadronirsi della sua eredità.
Paolo, arrivò a casa, naturalmente non era Giorgio, il suo dipendente, ad aver chiamato.
Una donna snella come una gazzella e sexy come una pantera, comparve sulla soglia della camera avvolta da un succinto corpetto leopardato. Lui la guardò, mentre il sangue si impadronì dei suoi sensi, ed avvicinandosi a quella donna dal corpo perfetto disse “ Cindy, abbiamo vinto, presto quelle quote saranno mie!”
Lei gli sorrise, sfoderando quei denti perfetti e, mentre lui iniziò a baciarle il collo come aperitivo al loro lungo pasto, lei sorrise pensando quanto fosse stupido a non capire come lei riusciva a manipolarlo.