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lunedì 18 marzo 2013

L'incontro ( prima parte )


Ero completamente assorta nella lettura quando una voce, meccanica e femminile, uscendo dagli altoparlanti preannuncia la prossima fermata del treno : CASERTA.
Non mi ero resa per niente conto che fosse passato tutto quel tempo, quella mattina mi ero svegliata presto, molto presto, e degli amici mi accompagnarono alla stazione lasciandomi con i loro “in bocca al lupo”. A farmi compagnia, nell'attesa del treno, la mia grossa valigia che conteneva, probabilmente, più del necessario, creme profumate dagli aromi più dolci, succinti abitini sexy e naturalmente un'incessante proposta di smalti di ogni colore, volevo essere perfetta per lui!!!
Adesso ero lì ed a sentire quell'annuncio il mio cuore aveva iniziato a battere velocemente, finalmente era giunto il momento che tanto avevo desiderato...vederlo!
Probabilmente se lui avesse saputo a priori la mia età non mi avrebbe calcolata minimamente, caso volle, però, che in quel momento stessi chattando con un nome ed un'età falsa; non potrò mai dimenticare quella notte, il 27 maggio, ad attirarlo fu quella foto, di una ragazza un' po' dolce, un' po' aggressiva e l'età maggiorata di 4 anni.
Mi aveva contattata per mettermi in difficoltà, prendermi in giro ed io, allo stesso modo, ci chattavo per “lavoro” e quando lui mi chiamò per me non era altro che uno delle tante persone utili a farmi guadagnare qualche soldo, ma un non so ché di diverso, in lui, mi ha saputa conquistare in pochi minuti e diventare per me LUI e non uno dei tanti. Ricordo ancora la sua sonora risata ed il suo tono di voce dolce e cruento allo stesso tempo, tutto è vivido dentro di me ed ancora il mio animo gioisce al ricordo di quei momenti, ma una nota stonata poteva rovinare tutto...la menzogna!
Ci cominciammo a sentire spesso e lui diveniva per me sempre più importante, giorno dopo giorno; non avrei mai immaginato che lui potesse conquistarmi, per me era lavoro e non avrei dovuto comprometterci i sentimenti, ma ormai gli avevo raccontato un cumulo di bugie ed avevo paura che dicendogli la verità avrei potuto perderlo... ogni sera mi tormentavo, ciò che provavo per lui cresceva quindi una sera gli dissi la verità, si arrabbiò, quasi litigammo, ma poi mi ha capita, compresa, stata vicina e , purtroppo telefonicamente, iniziammo a costruire il castello della nostra storia; adesso era lì, ad un passo da me ed il mio cuore, come un tamburo perpetuo, cominciava a contare i secondi che ancora mi dividevano da lui.
Il telefono iniziò a squillare...era lui!
Gli risposi con un filo di voce: “ Pronto...”
“We amò, il treno è arrivato, ma come sei vestita?”
Guardai velocemente gli abiti che indossavo, un jeans stretto, una magliettina attillata che lasciava fuoriuscire un piccolo lembo di pelle, i capelli raccolti in una coda di cavallo e...le scarpette da ginnastica.
“Amò, ho una camicetta bianca, una gonna a tubino grigia, dei decooltèè ed i capelli sciolti; e tu come sei vestito?”risposi mentendo...
“Uhmmm, non vedo l'ora di saltarti addosso” mi disse in tono malizioso “io ho una camicia nera, amò quella che hai visto dalla cam e dei jeans scuri” continuò in tono normale...
“Ok, dai” gli dissi per staccare la chiamata “ci riconosceremo subito, allora...stacco tesò, prendo la valigia!”
Chiuse la conversazione con un bacio, la mia bocca si stirò in un sorriso, dopodiché presa la pesante valigia mi diressi verso l'uscita.
Fortunatamente il valigione portava le rotelle, in questo modo avrei dato meno nell'occhio; indossai il mio paio di occhiali da sole ed, uscita dal treno, iniziai a percorrere il corridoio del binario numero 4.
Vidi in lontananza una sagoma nera che si sporgeva ai lati attraverso la gente, ero sicura che non mi avrebbe riconosciuta, infatti così fu.
Gli passai accanto mentre lui ancora si sporgeva a cercarmi e notai il suo viso così perfettamente suo, scurito da un accenno di barba che lo rendeva semplicemente sexy; mi sedetti sulla panchina di pietra dietro di lui, presi il cellulare e lo spensi, tra un' po , non vedendomi, sicuramente avrebbe chiamato, infatti quando vide che il serpentone di persone si diradava, prese il cellulare per chiamarmi. Dopo che la “signorina vodafone” mi aveva data irraggiungibile guardò il cellulare, poi disse in tono nervoso “Che stronza!!! Fino all'ultimo mi ha preso per culo!!”
Quella sua affermazione “fino all'ultimo” mi ferì, ma alla fin fine non potevo dargli torto, in fondo, per lui, ero una sconosciuta!!
Con la testa bassa prese per andarsene ed io, quando vidi data la distanza non mi avrebbe notata, cominciai a seguirlo;
Guardavo le sue spalle, da dietro, così definite dentro quella camicia aderente che mi prese voglia di saltargli addosso ed aggrapparmi a lui come un Koala, ma tenni a bada l'istinto, volevo che lo scherzo funzionasse!
Lo vidi uscire dalla stazione e dirigersi verso un'auto grigia mentre io cercavo di tenere il suo passo, ma la valigia mi impediva di compiere movimenti rapidi.
Entrò nell'auto ed avvicinandomi lo vedi riprendere il cellulare dalla tasca e guardarlo, come se ancora non credesse che io avessi potuto dargli buca, all'improvviso scese dall'auto e poggiandosi contro di essa, accese un sigaretta col viso deluso e malinconico.
Mi avvicinai, ed approfittando della mia cadenza indefinita gli dissi, fingendomi straniera: “ Scusami, potere dare passaggio a Napoli?”
Lui non capì chi fossi ma mi squadrò da capo a piedi, soffermandosi sulla mia sporgenza pettorale e disse di si!
Prese la mia valigia e la posizionò nel bagagliaio, ma vidi mentre mi accomodavo in auto, al posto del passeggero, che lui estraeva ancora il cellulare dalla tasca e guardava, come in una speranza infranta, l'uscita della stazione, dopodiché, rassegnato, salì in auto e mise in moto.
“Grazie tanto per accompagnare a Napoli, come posso....uhm...uhm...cambiare te?” Gli dissi guardandolo negli occhi con uno sguardo malizioso...
Lui mi guardò quasi con sguardo sprezzante, poi disse “ Niente, non preoccuparti” e partì!
Tolsi gli occhiali, e gli dissi “Come ti chiamare?” , lui si voltò verso di me ed in un istante lo sguardo smorto e malinconico fece spazio ad occhi brillanti e felici...
“Adrià...ma si tutt scem!!!” mi disse a metà tra il felice ed il sorpreso, mi guardò come fossi la cosa più preziosa al mondo ed accostando la macchina mi strinse in un abbraccio protettivo, forte, possente, lo stesso che avevo sognato per tutti quei giorni.
Mi voltai a guardarlo e vidi una piccola perla bianca inumidirgli la guancia, poi tirandosi su il naso mi disse “deficieeeente!!”
Scoppiamo entrambi a ridere, a differenza da ciò che immaginavo, tra noi non ci fu imbarazzo, sembrava ci conoscessimo da sempre, da tutta la vita, ed in quel momento ci eravamo semplicemente...ritrovati!
Avvicinai le mie labbra alle sue e lui, tenendomi la testa con entrambe le mani mi violentò la bocca con un bacio prepotente e selvaggio ma allo stesso tempo dolce e tenero.
Attraverso la mia lingua sentivo il sapore del suo palato e la mia bocca si nutriva della sua saliva dal sapore così semplicemente suo.
Quel bacio durò pochi secondi ma sembrava passata un'eternità, ci componemmo e, guardandomi negli occhi, disse due parole che desideravo tanto sentirgli dire : “Ti amo”...
“Senza il quasi??” gli dissi io ironicamente..
Lui, senza rispondermi nulla, riprese il mio viso tra le mani e con un altro bacio dei “suoi” mi diede il suo responso!
Questa volta il bacio durò più a lungo, e fu più caldo, più passionale... le sue mani presero a toccarmi il seno, in modo dolce, non violento, un piccolo tocco magico delle sue dita che provocò subito in me un impeto di eccitazione;cominciai anche io a toccargli il petto mentre la sua mano scendeva sulla mia pancia...non riuscivo a sentire nulla attorno a me, né le macchine che sfrecciavano lungo la strada né lo stereo che con la sua musica inondava l'abitacolo...eravamo soli, io e lui, col nostro desiderio di possederci, di darci, di averci...di essere una cosa sola!
Staccammo per breve tempo le nostre labbra, giusto il tempo per sussurrargli : “ Ma ti rendi conto che ci conosciamo da soli 10 minuti?”
Lui mi bacio nuovamente, poi staccandosi nuovamente da me disse “Sei sempre stata mia, dovevo solo rendermene conto” e mi fece nuovamente perdere tra le sue labbra morbide e succose.
Tra un bacio e l'altro arrivammo a casa sua, quando la porta d'ingresso si aprì, i miei occhi notarono un piccolo luogo, accogliente ed invaso da un dolce profumo di mirra, sicuramente le sue care candele profumate...un solo ambiente profumoso che mi avrebbe accolta per troppo poco tempo, un divano nero sul lato destro, posto sotto un lettone dalle lenzuola blu, sembrava un trono posto lì come dolce luogo di ristoro per il mio re; un tavolo dal rivestimento nero era posto al centro della stanza mentre, attorno alle pareti, erano posti i vari elettrodomestici ed una piccola cucina che sarebbe stato il mio regno per quel week-end.
Lui mi guardò posando la mia valigia a terra mentre io scrutavo ancora l'ambiente poi mi disse: “Vuoi fare una doccia? Sarai stanca a causa del viaggio!”
Io lo guardai e con un gesto della mano lo feci avvicinare a me, avvolsi la sua testa tra le mie braccia e cominciai ardentemente a baciarlo, il mio invito fu subito accolto dalle sue labbra mentre le sue mani scrutavano il mio corpo sotto la maglietta...staccai per un attimo le mie labbra dalle sue ed un senso di sofferenza mi invase, ormai ero dipendente...tolsi la maglietta offrendomi ai suoi occhi , lui mi guardò e toccandomi il seno dal reggiseno riprese a baciarmi, la sua bocca umida scese lungo la guancia arrivando al mio collo mentre io tentavo di sbottonargli la camicia; Il suo petto mi invitava ad abbandonarmi a lui, la voglia di concedermi cresceva e le sue mani divennero per me un ardente passpartout per il paradiso.
Mi sedetti sul tavolo che era dietro la mia schiena, mentre lui mi sbottonava i jeans, ormai ero nuda, coperta solo da un reggiseno lilla ed un misero perizoma coordinato mentre troppa stoffa copriva ancora il suo corpo perfetto.
Mi distesi sul tavolo e lui iniziando a baciarmi la pancia mi sbottonava il reggiseno, arrivò tra le gambe...annusò e disse : “ Proprio come immaginavo!” dopodiché in un impeto di eccitazione mi tolse lo slip velocemente.
Prese il mio seno tra le mani ricominciando a baciarmi la bocca poi prese a scendere lungo il mio corpo, alzai il busto dal tavolo e velocemente gli sbottonai il jeans, lui li fece cadere a terra togliendosi anche i tanto odiati boxer, poi mi sussurrò all'orecchio : “ Voglio stare dentro di te!”
Io mi stesi nuovamente sul tavolo e gli dissi in tono inequivocabilmente malizioso guardandolo negli occhi: “Prego!”
Lui mi bacio il seno, leccandomi i capezzoli mentre sentivo il suo membro duro strusciare tra le mie cosce...la voglia mi invadeva, la sua mano scese, arrivando al punto dove il mio segreto voleva rivelarsi a lui, poggiò un dito tra le labbra e notò in forma liquida la mia voglia; Mi guardò sorridendo, con gli occhi caldi e colmi di passione, poi prese il suo membro tra le mani e poggiandolo tra le labbra del mio boschetto rasato, entrò dentro di me piano piano, lentamente in modo dolce, tenero...dal piacere inarcai la schiena avvicinando il mio bacino al suo e mentre una lacrima sgorgava dai miei occhi, finalmente felice di aver trovato la metà della mela platonica, gli sussurrai un caldo TI AMO...

sabato 16 marzo 2013

Un dolce ritorno


“Non tentare di sviare il discorso” disse lei con una certa irritazione “ è inutile che cerchi di convincermi, te l'ho già detto Paolo, le mie quote non le vendo”.
Paolo gli lanciò un sorriso di sfida, mentre leccava il resto della crema sul cucchiaino poi, con un tono a metà tra l'erotico e il sarcastico disse : “Non riesco a capire perché sei sempre così prevenuta nei miei confronti, lo sai come la penso, non hai esperienza per poter gestire l'impero che tuo padre ha costruito, ma non sono qui per questo...Chiara”.
Chiara lo guardò con aria indagatrice, sapeva bene che Paolo, il suo ex marito, esercitava un forte ascendente su di lei, ma non voleva cedere, non voleva vendergli le quote, anche se sapeva che le sue parole erano vere, voleva mettere i bastoni tra le ruote agli affari del suo ex, anche se questo significava mandare all'aria l'azienda che il padre aveva costruito con tanti sacrifici; i tradimenti del marito le facevano ancora male e avrebbe usato tutte le sue armi a disposizione per vendicarsi.
“E allora perché sei qui?” disse con un tono duro ed impassibile.
Lui si avvicinò, sfoderando il suo sguardo mieloso, sapeva che Chiara avrebbe calato le sue difese, in fondo lo amava ancora, doveva solo approfittare di un suo momento di debolezza per poter ottenere quella firma che gli avrebbe cambiato la vita, le poggiò una mano dietro la nuca, Chiara respirava affannosamente, il cuore le iniziò a battere velocemente e, credendo ancora alla sincerità di quell'uomo che più volte aveva tradito la sua fiducia, si lasciò andare in un bacio ardente e colmo di speranza.
Quel bacio le bruciava in gola come fuoco, non riusciva mai a saziarsi delle sue labbra morbide, Paolo era per lei una droga che la portava all'estasi di ogni suo desiderio. Con slancio gli strappò la camicia e piccoli bottoni bianchi iniziarono a rumoreggiare sul pavimento; toccava il suo petto villoso, così perfetto ed invitante, sentiva una scossa elettrica salire la spina dorsale ed arrivargli al cervello facendogli perdere quel poco di razionalità rimasta poi, lanciatasi sul letto sotto il peso del suo corpo, si abbandonò a quell'uomo che era il suo inferno ed il suo paradiso personale.
Si risvegliò con la testa poggiata sulla sua spalla, mentre con il braccio destro gli cingeva il torace, lo guardò dormire, sembrava un angelo venuto dal cielo per soddisfare ogni sua bramosia d'amore, i suoi riccioli perfetti che incorniciavano il suo viso così estremamente virile, le ricordavano le ore del loro primo incontro quando ancora lei credeva pienamente alle sue parole e desiderava ardentemente poter diventare sua moglie e la madre dei suoi figli; Per anni aveva sognato un loro figlio e lo immaginava bellissimo, proprio come il padre; Ma perché quell'uomo, che lei amava oltre ogni cosa, riusciva a farle tanto male?!
Lui aprì gli occhi e guardò Chiara, lei sentì i brividi invadergli il corpo, i suoi occhi color smeraldo, così vivi, avevano su di lei lo stesso effetto che un flauto ha su un serpente.
“E' stato bellissimo” disse lui consapevole delle emozioni che quelle parole potevano far nascere in lei.
Lei lo guardò, persa nelle pietre preziose incastonate in quel viso, quasi non riusciva a respirare mentre si illudeva che tutto, tra loro, sarebbe tornato come prima. All'improvviso la suoneria di un cellulare ruppe il silenzio, lei lo guardò, implorandogli con lo sguardo di non rispondere, ma lui aveva già accettato la chiamata.
“Si, vengo subito” disse, poi riattaccò.
“Devo correre in ufficio” disse a Chiara mentre si rivestiva, “Giorgio mi ha chiamato, ha bisogno della mia presenza”.
Lei si coprì con le lenzuola, nascondendo il broncio che si era impadronito del suo viso.
“Ci vediamo stasera, dormirò con te” disse lui, non volendo perdere il “lavoro” svolto.
Chiara si illuminò e un sorriso comparve sulle sue labbra quando sentì, mentre Paolo varcava la soglia di casa, un forte “ti amo”. Restò per un lunghissimo instante, succube dei suoi castelli in aria, mentre pensava che, finalmente, Paolo aveva capito che senza lei non poteva vivere, nella sua mente, tanto leale e sincera, non poteva capire che il suo era solo un doppiogioco per impadronirsi della sua eredità.
Paolo, arrivò a casa, naturalmente non era Giorgio, il suo dipendente, ad aver chiamato.
Una donna snella come una gazzella e sexy come una pantera, comparve sulla soglia della camera avvolta da un succinto corpetto leopardato. Lui la guardò, mentre il sangue si impadronì dei suoi sensi, ed avvicinandosi a quella donna dal corpo perfetto disse “ Cindy, abbiamo vinto, presto quelle quote saranno mie!”
Lei gli sorrise, sfoderando quei denti perfetti e, mentre lui iniziò a baciarle il collo come aperitivo al loro lungo pasto, lei sorrise pensando quanto fosse stupido a non capire come lei riusciva a manipolarlo.